{"id":2161,"date":"2023-12-04T13:34:09","date_gmt":"2023-12-04T13:34:09","guid":{"rendered":"https:\/\/interculturalita.it\/?p=2161"},"modified":"2024-01-26T11:56:10","modified_gmt":"2024-01-26T11:56:10","slug":"socialismo-e-sovranismo-di-gianni-ferracuti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/interculturalita.it\/socialismo-e-sovranismo-di-gianni-ferracuti\/","title":{"rendered":"Socialismo e sovranismo, di Gianni Ferracuti"},"content":{"rendered":"

Conosco parecchie persone di destra che hanno ammirazione per Marco Rizzo, che \u00e8 dichiaratamente comunista, soprattutto a ragione delle sue posizioni sulla sovranit\u00e0 nazionale; rimane per\u00f2 incomprensibile per loro come queste posizioni possano collimare con il comunismo. Probabilmente il problema nasce dal fatto che una persona di destra ha tendenzialmente una visione deformata del socialismo, vista la quantit\u00e0 di immondizia che viene ribattezzata con questo termine in Europa – per non dire dell\u2019Italia. Cos\u00ec mi \u00e8 venuto in mente di proporre una piccola sintesi o promemoria.<\/p>\n

Il socialismo ritiene che la legittimit\u00e0 dell\u2019agire politico venga dalla maggioranza e non, come avviene spesso a destra, da una legittimazione religiosa (di qualunque religione); non si tratta di laicismo, termine che ha a che vedere con il lessico religioso, ma di affermare una autonomia che l\u2019agire e il potere politico hanno di per s\u00e9.<\/p>\n

Questo carattere popolare della legittimit\u00e0 politica \u00e8 inteso dal socialismo come un mandato imperativo a realizzare la maggiore giustizia sociale possibile nel presente storico, vale\u00a0 dire la migliore distribuzione dei costi e del benefici del vivere sociale e l\u2019estensione all\u2019intera comunit\u00e0 di condizioni di vita dignitose, secondo la sensibilit\u00e0 dell\u2019epoca.<\/p>\n

La definizione di un equilibrio sociale \u201cgiusto\u201d si basa sul concetto di uguaglianza tra tutti i cittadini (io preferisco dire: tra tutte le persone) che compongono la societ\u00e0. Prima della rivoluzione francese vigeva in Europa il diritto diseguale, un sistema per cui lo stesso reto veniva punito diversamente se a commetterlo fosse stato un nobile o un villano e i diritti di cittadinanza non venivano riconosciuti a tutti nella stessa quantit\u00e0. L\u2019uguaglianza, dunque, si pone come \u201cuguaglianza di fronte alla legge\u201d, ovvero riconoscimento<\/em> di un certo numero di diritti inalienabili che appartengono a tutti: per esempio il diritto a che il consorzio sociale garantisca la soddisfazione delle necessit\u00e0 elementari che consentono alla persona di conservarsi in vita e in salute. Dunque il programma socialista propone che tutte le persone abbiano cibo sufficiente, un alloggio adeguato, una tutela della salute, la possibilit\u00e0 dell\u2019istruzione, un reddito da lavoro o da pensione…<\/p>\n

Lo strumento principale per la realizzazione del socialismo \u00e8 lo stato. Lo stato non \u00e8 assente, come nel laissez-faire<\/em> liberale, n\u00e9 \u00e8 intermittente come nell\u2019idea cattolica del principio di sussidiariet\u00e0, ma \u00e8 lo strumento che la societ\u00e0 costruisce o crea<\/em> per svolgere le funzioni e i servizi di interesse collettivo: la salute pubblica, l\u2019istruzione pubblica, i trasporti pubblici, la sicurezza interna e sul piano internazionale, il controllo della moneta e dell\u2019equilibrio economico e di qualunque cosa abbia a che vedere con l\u2019esistenza pubblica<\/em> della persona; contemporaneamente, lo stato garantisce il rispetto della vita privata personale: in effetti, essendo una struttura che la societ\u00e0 produce a proprio beneficio, lo stato socialista non deve muoversi in un\u2019ottica totalitaria, ma impone dei limiti al potere pubblico<\/em>.<\/p>\n

Nella nostra cultura, probabilmente, la prima definizione di uno stato socialista si ha nella Repubblica<\/em> di Platone, ma si tratta di un modello teorico che, come tutte le formulazioni ideali<\/em>, \u00e8 in realt\u00e0 relativo ai desideri o alle illusioni di un\u2019epoca, e nulla \u00e8 pi\u00f9 lontano dal socialismo di un modello unico e astratto, valido in ogni tempo e luogo. Pi\u00f9 interessante \u00e8 il quadro che Platone propone nelle Leggi<\/em>, dove mostra il processo di formazione dello stato, come potere pubblico, a partire da preesistenti strutture sociali (famiglie, trib\u00f9, nuclei organizzati) che si confederano, conservando tuttavia una loro relativa autonomia all\u2019interno dell\u2019organismo complessivo da esse creato. Socialismo \u00e8 primato della societ\u00e0<\/em> sullo stato, e la societ\u00e0 \u00e8 articolata di suo in soggetti che contribuiscono alla nascita del nuovo organismo, senza annientarsi in esso.<\/p>\n

All\u2019interno del socialismo il criterio fondamentale per definire l\u2019estensione del potere pubblico \u00e8 il lavoro<\/em>. Il lavoro \u00e8 la pi\u00f9 importante tra le attivit\u00e0 umane che presuppongono una vita sociale organizzata: da qui la centralit\u00e0 della questione sociale e dell\u2019organizzazione del lavoro. Contrariamente a ci\u00f2 che si pensa, non \u00e8 obbligatorio che il tema del lavoro sia affrontato attraverso la modalit\u00e0 della lotta di classe: questo, infatti, dipende dai rapporti tra le classi o, pi\u00f9 in generale, tra i soggetti sociali. In un\u2019economia molto articolata i conflitti sono molto diversificati e, di conseguenza, non \u00e8 il concetto di classe<\/em> a consentirne la comprensione e la gestione: il conflitto di interessi tra un artigiano e il suo apprendista non \u00e8 di classe<\/em>, bens\u00ec di funzione<\/em>, ed \u00e8 contemporaneo al conflitto tra lo stesso artigiano e un\u2019azienda \u00e8 pi\u00f9 grande che gli fornisce un appalto – e anche in questo caso il conflitto non \u00e8 di classe e pu\u00f2 essere contemporaneo al conflitto, sul mercato, tra questa azienda e una multinazionale con sede all\u2019estero. Il socialismo, dunque, deve possedere una concezione del lavoro adeguata alla realt\u00e0 presente e una sua progettazione dello sviluppo futuro, sempre nell\u2019ottica della giustizia sociale.<\/p>\n

Quando la nostra costituzione afferma che l\u2019Italia \u00e8 una repubblica democratica fondata sul lavoro<\/em>, con ogni evidenza non utilizza una nozione di lavoro marxista e nemmeno una definizione liberale. Se il lavoro \u00e8 fondamento delle istituzioni pubbliche, nel loro carattere democratico<\/em>, che coinvolge tutti i cittadini, evidentemente non si allude al lavoro salariato, ma a qualunque tipo di lavoro<\/em> svolto all\u2019interno della nazione, considerando lavoro<\/em> l\u2019attivit\u00e0 dell\u2019operaio, del contadino, dell\u2019artigiano, del professionista, dell\u2019imprenditore, del commerciante, di qualunque forma di attivit\u00e0 – in tutti i casi declinata per genere, al maschile e al femminile, con l\u2019aggiunta del lavoro domestico. Tutte queste attivit\u00e0 garantiscono la vita nazionale<\/em> e sono fondamento delle istituzioni democratiche. Pertanto il lavoro \u00e8 la vita della nazione e il socialismo \u00e8 garanzia della vita nazionale, nella sua produttivit\u00e0, nella sua ricchezza, nella sua tradizione culturale, che il sistema scolastico rende accessibile a tutti i cittadini, nel rispetto delle forme di vita collettive che la societ\u00e0 produce spontaneamente nel libero esercizio dell\u2019autonomia personale di ciascuno – il che attiene, ad esempio, alla libert\u00e0 di culto, all\u2019esercizio di attivit\u00e0 artistiche, che lo stato dovrebbe tutelare ma non condizionare, o all\u2019innovazione come al volontariato.<\/p>\n

Il socialismo \u00e8 sempre strettamente legato a una nazione, pi\u00f9 ancora: \u00e8 nazionale<\/em>. Ma non \u00e8 nazionalista, bens\u00ec inter<\/em>-nazionalista, vale a dire solidale con ogni altro movimento che in altri paesi cerca di realizzare una politica socialista adeguata all\u2019ambito nazionale in cui agisce. Da qui la conclusione che l\u2019idea di socialismo \u00e8 inseparabile dall\u2019idea di sovranit\u00e0 nazionale. Invece l\u2019idea di nazione \u00e8 separabile dall\u2019idea di socialismo, perch\u00e9 esistono paesi in cui un forte senso nazionale \u00e8 fuso con una struttura economica capitalista e classista, a volte anche imperialista, come nel caso degli Stati Uniti.<\/p>\n

Cos\u00ec, per tornare all\u2019inizio, non stupisce che il socialismo di Marco Rizzo sia sovranista (anche perch\u00e9 una nazione o \u00e8 sovrana o \u00e8 colonizzata), ma non cessa di stupire l\u2019ammirazione della destra per il sovranismo socialista di Rizzo – a meno che questa destra non sia inconsapevolmente erede di quel movimento rivoluzionario italiano che fu di Alceste de Ambris, del sindacalismo rivoluzionario, dei futuristi e di D\u2019Annunzio, e che ebbe la sua migliore espressione nella Carta del Carnaro e nel fiumanesimo, al quale Mussolini volse le spalle abbandonandolo alle cannonate della Regia Marina Italiana e accordandosi con il re. In tal caso, per\u00f2, non si capisce perch\u00e9 collocarsi a destra.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Conosco parecchie persone di destra che hanno ammirazione per Marco Rizzo, che \u00e8 dichiaratamente comunista, soprattutto a ragione delle sue posizioni sulla sovranit\u00e0 nazionale; rimane per\u00f2 incomprensibile per loro come queste posizioni possano collimare con il comunismo. Probabilmente il problema nasce dal fatto che una persona di destra ha tendenzialmente una visione deformata del socialismo, vista la quantit\u00e0 di immondizia che viene ribattezzata con questo termine in Europa – per non dire dell\u2019Italia. Cos\u00ec mi \u00e8 venuto in mente di proporre una piccola sintesi o promemoria. Il socialismo ritiene che la legittimit\u00e0 dell\u2019agire politico venga dalla maggioranza e non, come avviene spesso a destra, da una legittimazione religiosa (di qualunque religione); non si tratta di laicismo, termine che ha a che vedere con il lessico religioso, ma di affermare una autonomia che l\u2019agire e il potere politico hanno di per s\u00e9. Questo carattere popolare della legittimit\u00e0 politica \u00e8 inteso dal socialismo come un mandato imperativo a realizzare la maggiore giustizia sociale possibile nel presente storico, vale\u00a0 dire la migliore distribuzione dei costi e del benefici del vivere sociale e l\u2019estensione all\u2019intera comunit\u00e0 di condizioni di vita dignitose, secondo la sensibilit\u00e0 dell\u2019epoca. La definizione di un equilibrio sociale \u201cgiusto\u201d si basa sul concetto di uguaglianza tra tutti i cittadini (io preferisco dire: tra tutte le persone) che compongono la societ\u00e0. Prima della rivoluzione francese vigeva in Europa il diritto diseguale, un sistema per cui lo stesso reto veniva punito diversamente se a commetterlo fosse stato un nobile o un villano e i diritti di cittadinanza non venivano riconosciuti a tutti nella stessa quantit\u00e0. L\u2019uguaglianza, dunque, si pone come \u201cuguaglianza di fronte alla legge\u201d, ovvero riconoscimento di un certo numero di diritti inalienabili che appartengono a tutti: per esempio il diritto a che il consorzio sociale garantisca la soddisfazione delle necessit\u00e0 elementari che consentono alla persona di conservarsi in vita e in salute. Dunque il programma socialista propone che tutte le persone abbiano cibo sufficiente, un alloggio adeguato, una tutela della salute, la possibilit\u00e0 dell\u2019istruzione, un reddito da lavoro o da pensione… Lo strumento principale per la realizzazione del socialismo \u00e8 lo stato. Lo stato non \u00e8 assente, come nel laissez-faire liberale, n\u00e9 \u00e8 intermittente come nell\u2019idea cattolica del principio di sussidiariet\u00e0, ma \u00e8 lo strumento che la societ\u00e0 costruisce o crea per svolgere le funzioni e i servizi di interesse collettivo: la salute pubblica, l\u2019istruzione pubblica, i trasporti pubblici, la sicurezza interna e sul piano internazionale, il controllo della moneta e dell\u2019equilibrio economico e di qualunque cosa abbia a che vedere con l\u2019esistenza pubblica della persona; contemporaneamente, lo stato garantisce il rispetto della vita privata personale: in effetti, essendo una struttura che la societ\u00e0 produce a proprio beneficio, lo stato socialista non deve muoversi in un\u2019ottica totalitaria, ma impone dei limiti al potere pubblico. Nella nostra cultura, probabilmente, la prima definizione di uno stato socialista si ha nella Repubblica di Platone, ma si tratta di un modello teorico che, come tutte le formulazioni ideali, \u00e8 in realt\u00e0 relativo ai desideri o alle illusioni di un\u2019epoca, e nulla \u00e8 pi\u00f9 lontano dal socialismo di un modello unico e astratto, valido in ogni tempo e luogo. Pi\u00f9 interessante \u00e8 il quadro che Platone propone nelle Leggi, dove mostra il processo di formazione dello stato, come potere pubblico, a partire da preesistenti strutture sociali (famiglie, trib\u00f9, nuclei organizzati) che si confederano, conservando tuttavia una loro relativa autonomia all\u2019interno dell\u2019organismo complessivo da esse creato. Socialismo \u00e8 primato della societ\u00e0 sullo stato, e la societ\u00e0 \u00e8 articolata di suo in soggetti che contribuiscono alla nascita del nuovo organismo, senza annientarsi in esso. All\u2019interno del socialismo il criterio fondamentale per definire l\u2019estensione del potere pubblico \u00e8 il lavoro. Il lavoro \u00e8 la pi\u00f9 importante tra le attivit\u00e0 umane che presuppongono una vita sociale organizzata: da qui la centralit\u00e0 della questione sociale e dell\u2019organizzazione del lavoro. Contrariamente a ci\u00f2 che si pensa, non \u00e8 obbligatorio che il tema del lavoro sia affrontato attraverso la modalit\u00e0 della lotta di classe: questo, infatti, dipende dai rapporti tra le classi o, pi\u00f9 in generale, tra i soggetti sociali. In un\u2019economia molto articolata i conflitti sono molto diversificati e, di conseguenza, non \u00e8 il concetto di classe a consentirne la comprensione e la gestione: il conflitto di interessi tra un artigiano e il suo apprendista non \u00e8 di classe, bens\u00ec di funzione, ed \u00e8 contemporaneo al conflitto tra lo stesso artigiano e un\u2019azienda \u00e8 pi\u00f9 grande che gli fornisce un appalto – e anche in questo caso il conflitto non \u00e8 di classe e pu\u00f2 essere contemporaneo al conflitto, sul mercato, tra questa azienda e una multinazionale con sede all\u2019estero. Il socialismo, dunque, deve possedere una concezione del lavoro adeguata alla realt\u00e0 presente e una sua progettazione dello sviluppo futuro, sempre nell\u2019ottica della giustizia sociale. Quando la nostra costituzione afferma che l\u2019Italia \u00e8 una repubblica democratica fondata sul lavoro, con ogni evidenza non utilizza una nozione di lavoro marxista e nemmeno una definizione liberale. Se il lavoro \u00e8 fondamento delle istituzioni pubbliche, nel loro carattere democratico, che coinvolge tutti i cittadini, evidentemente non si allude al lavoro salariato, ma a qualunque tipo di lavoro svolto all\u2019interno della nazione, considerando lavoro l\u2019attivit\u00e0 dell\u2019operaio, del contadino, dell\u2019artigiano, del professionista, dell\u2019imprenditore, del commerciante, di qualunque forma di attivit\u00e0 – in tutti i casi declinata per genere, al maschile e al femminile, con l\u2019aggiunta del lavoro domestico. Tutte queste attivit\u00e0 garantiscono la vita nazionale e sono fondamento delle istituzioni democratiche. Pertanto il lavoro \u00e8 la vita della nazione e il socialismo \u00e8 garanzia della vita nazionale, nella sua produttivit\u00e0, nella sua ricchezza, nella sua tradizione culturale, che il sistema scolastico rende accessibile a tutti i cittadini, nel rispetto delle forme di vita collettive che la societ\u00e0 produce spontaneamente nel libero esercizio dell\u2019autonomia personale di ciascuno – il che attiene, ad esempio, alla libert\u00e0 di culto, all\u2019esercizio di attivit\u00e0 artistiche, che lo stato dovrebbe tutelare ma non condizionare, o all\u2019innovazione come al volontariato. Il socialismo \u00e8 sempre strettamente legato a una nazione, pi\u00f9 ancora: \u00e8 nazionale. Ma non \u00e8 nazionalista, bens\u00ec inter-nazionalista, vale a dire solidale con ogni altro movimento che in altri paesi cerca di realizzare una politica socialista adeguata all\u2019ambito nazionale in cui agisce. Da qui la conclusione che l\u2019idea di socialismo \u00e8 inseparabile dall\u2019idea di sovranit\u00e0 nazionale. Invece l\u2019idea di nazione \u00e8 separabile dall\u2019idea di socialismo, perch\u00e9 esistono paesi in cui un forte senso nazionale \u00e8 fuso con una struttura economica capitalista e classista, a volte anche imperialista, come nel caso degli Stati Uniti. Cos\u00ec, per tornare all\u2019inizio, non stupisce che il socialismo di Marco Rizzo sia sovranista (anche perch\u00e9 una nazione o \u00e8 sovrana o \u00e8 colonizzata), ma non cessa di stupire l\u2019ammirazione della destra per il sovranismo socialista di Rizzo – a meno che questa destra non sia inconsapevolmente erede di quel movimento rivoluzionario italiano che fu di Alceste de Ambris, del sindacalismo rivoluzionario, dei futuristi e di D\u2019Annunzio, e che ebbe la sua migliore espressione nella Carta del Carnaro e nel fiumanesimo, al quale Mussolini volse le spalle abbandonandolo alle cannonate della Regia Marina Italiana e accordandosi con il re. 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