{"id":1190,"date":"2020-07-29T19:35:03","date_gmt":"2020-07-29T19:35:03","guid":{"rendered":"https:\/\/interculturalita.it\/?p=1190"},"modified":"2024-01-28T11:26:08","modified_gmt":"2024-01-28T11:26:08","slug":"gianni-ferracuti-la-leggenda-della-santa-compana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/interculturalita.it\/gianni-ferracuti-la-leggenda-della-santa-compana\/","title":{"rendered":"Gianni Ferracuti: La leggenda della Santa Compa\u00f1a"},"content":{"rendered":"

Il viandante che camminasse di notte lungo i sentieri della Galizia, potrebbe incorrere in una spiacevole avventura. Resa sensibile da un marcato odore di cera e da una leggera brezza, a volte annunciata dal suono di una piccola campana, vaga tra i boschi e vola per le valli uno strano corteo: la \u00abSanta Compa\u00f1a\u00bb, processione di anime che reggono un cero acceso o delle ossa illuminate come torce.<\/p>\n

Dicono alcuni che sia la processione degli antenati che vengono ad annunciare una morte imminente, altri sostengono che essa porta una bara e mostra il corpo di un parente recentemente morto. In fondo, per\u00f2, il nostro viandante notturno se la caverebbe solo con uno spavento se, nell’incontro con la \u00abSanta Compa\u00f1a\u00bb non fosse possibile un pericoloso risvolto. Infatti, questo strano corteo di anime in pena ha l’abitudine di farsi guidare da un vivo: il primo uomo che la incrocia nella sua uscita deve assumere questo incarico cui non pu\u00f2 assolutamente rinunciare. Egli pu\u00f2 solo, se gli riesce, trasmetterlo a un altro malcapitato incontrato per via, consegnandogli le insegne del suo ufficio: la croce e l’acqua benedetta.<\/p>\n

Deve per\u00f2 essere molto svelto, perch\u00e9 la trasmissione non ha luogo se il nuovo venuto si getta a terra bocconi o traccia attorno a s\u00e9 un cerchio. In genere si dice che la persona che va coi defunti assume un aspetto pallido e indebolisce, anche se nessuno ha mai affermato che tale incombenza conduce alla morte. Ovvio, inoltre, che la nolente guida del corteo \u00e8 tenuta al segreto, sia riguardo al suo ufficio, sia riguardo a ci\u00f2 che pu\u00f2 venire a sapere durante le sue uscite notturne.<\/p>\n

Questa, a grandi tratti, la storia che si racconta in Galizia, e non sono pochi quelli che potrebbero giurare di aver visto realmente la \u00abSanta Compa\u00f1a\u00bb. In realt\u00e0, non abbiamo difficolt\u00e0 a crederlo, anche se, considerando il materiale folclorico come l’ultima forma assunta dal mito, non siamo molto disposti a compiangere la persona che anda con los difuntos.<\/em> Vorremmo, appunto, chiarirne il perch\u00e9.<\/p>\n

Che questa leggenda sia antichissima \u00e8 un dato su cui concordano tutti gli investigatori; parimenti certo \u00e8 che l’interpretazione delle ombre notturne come anime in pena sia il risultato nella cristianizzazione della narrazione. Probabilmente non ci si equivoca affermando che tale tema era originariamente legato alla cultura celtica, anche se trovava analogie con tradizioni indoeuropee. Non \u00e8 affatto fuori luogo il rapporto, da molti sottolineato, tra la Santa Compa\u00f1a e la cavalcata notturna di Wotan e dei suoi inseguitori, anche tenendo presente che un altro nome con cui il corteo \u00e8 designato, Estantigua (hostis antigua)<\/em> restituisce ad esso un carattere guerriero che si era perduto. Non \u00e8 dunque il movimento lento di una processione, ma la corsa di una truppa, la cui irruenza \u00e8 facile immaginare considerando che col termine estantigua<\/em> sono stati chiamati anche i diavoli. D’altronde, la narrazione tradizionale ci dice chiaramente che la Santa Compa\u00f1a vola.<\/p>\n

Altri elementi sono importanti per interpretare la leggenda in chiave mitica. In sostanza:
\n– il tempo in cui avviene la sortita: di notte;
\n– la presenza di \u00abfantasmi\u00bb e della luce;
\n– la guida del vivo catturato;
\n– le insegne che caratterizzano la funzione della guida.<\/p>\n

Il resto ci sembra materiale trascurabile, folcloristico, o comunque troppo corrotto per essere attendibile. Annunciano una morte? Portano una bara? Poco importa, anche perch\u00e9 non abbiamo bisogno di giustificare le uscite; la giustificazione c’\u00e8 e logica: escono, queste anime, per catturare la guida, perch\u00e9 hanno bisogno della guida, cio\u00e8 di un capo.<\/p>\n

Il senso della vicenda appare chiaro se facciamo un confronto con altri mondi popolari in cui compaiono come protagonisti dei non-morti. Due in particolare, entrambi appartenenti al patrimonio celtico, sono quelli che potremmo citare. Il primo \u00e8 una leggenda svedese che ha per argomento la bianca citt\u00e0 di Vineta, ricchissima e splendida, ma condannata, per le colpe dei suoi abitanti, ad essere sommersa dalle acque. Ogni cento anni la citt\u00e0 esce dai flutti e i suoi abitanti, che non possono morire, hanno un’ora di tempo per cercare di vendere a qualcuno un oggetto di loro possesso. Se ci\u00f2 non si verifica, come avviene da tempo immemorabile, la citt\u00e0 sprodonda di nuovo.<\/p>\n

La seconda leggenda \u00e8 un racconto brettone armoricano, la cui struttura ricorda molto da vicino il mito della citt\u00e0 celtica di Ys, sommersa da una fontana a causa della distrazione della fanciulla che custodiva le acque. La citt\u00e0 del nostro racconto era governata da un re mago e, nella versione che stiamo esaminando, sprofonda nella sabbia. Ogni anno, per\u00f2, nella notte di pentecoste, si apre un accesso che conduce fino al palazzo del re, in cui \u00e8 possibile penetrare nel breve lasso di tempo che intercorre tra il primo e l’ultimo tocco della mezzanotte. Un uomo tenta l’impresa lottando col tempo per impadronirsi del bastone magico del re, e corre verso il centro del palazzo, insensibile ai tesori sparsi nelle stanze, ma non al fascino di incantevoli fanciulle da cui si lascia sedurre, mentre il passaggio, inesorabilmente, si chiude alle sue spalle.<\/p>\n

In entrambi i racconti abbiamo degli esseri sopravviventi, o almeno viventi in forma diversa dall’umana, non soggetti alla morte. Per di pi\u00f9, almeno nel secondo caso, abbiamo una citt\u00e0 che rapisce una persona viva. A ben guardare \u00e8 lo stesso ordine di idee che ritroviamo nella Santa Compa\u00f1a, anche se qui \u00e8 maggiormente evidente che la citt\u00e0 misteriosa altro non \u00e8 che l’Altro Mondo, dal quale non si \u00e8 rapiti, ma a cui si accede attraversando la morte, cio\u00e8 superando le prove iniziatiche per compiere nello stesso tempo la rinascita interiore e un’opera di restaurazione.<\/p>\n

La limitazione dell’autorit\u00e0, la caduta, che nel folclore diviene punizione divina per i peccati commessi, si manifesta come il bisogno di una reintegrazione, l’attesa dell’eroe restauratore che restituisca al mondo i fasti dell’et\u00e0 dell’oro. Anche nella storia galega non si \u00e8 catturati, ma ci si pone a capo del corteo impugnandone le insegne: la croce e il recipiente che contiene acqua benedetta, sopravvivenza di un simbolo arcaico il cui lontano modello \u00e8 da rintracciare nel vaso celtico, equivalente alla coppa del Graal. Nella Santa Compa\u00f1a va dunque vista una schiera, all’origine quasi sicuramente costituita da guerrieri, in attesa del proprio Art\u00f9. \u00c8 una schiera che non appartiene a questo mondo, anche se le sue gesta si compiono in esso, secondo il noto rapporto di relazione tra le diverse dimensioni del creato, tra questo mondo e l’altro, espresso in tutte le mitologie antiche e sviluppato soprattutto dai celti, che su questo tema esercitarono la loro inesauribile fantasia. Una fantasia sempre intesa come facolt\u00e0 spirituale, non come evasione, come capacit\u00e0 di penetrare in ci\u00f2 che \u00e8 nascosto alla ragione, nel mondo dei simboli pi\u00f9 fecondi per l’intuizione intellettuale.<\/p>\n

Si noti, a rafforzamento di questa interpretazione, che la schiera di anime vola, il che pone il fantastico corteo nel cielo e fa pensare ai rapporti che esso potrebbe avere con la via lattea, lungo la cui direzione si svolge il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, citt\u00e0 nei cui paraggi \u00e8 situato il monte Pindo, l’olimpo celtico, e che costituisce la tappa fondamentale, ma non l’ultima, del pellegrinaggio: c’\u00e8 un’appendice conclusiva da Santiago a Finisterre, ultimo promontorio nord-occidentale d’Europa, di fronte al quale si situava una delle tante citt\u00e0 sommerse del folclore galego. Cos\u00ec tra i fantasmi e gli abitanti del castello del Graal a nostro avviso non c’\u00e8 nessuna differenza; le loro periodiche sortite equivalgono alla comparsa e alla scomparsa dello stesso castello brettone, mentre la notte e le luci che essi reggono stanno ad indicare la contrapposizione tra l’oscuramento della tradizione e la sua conservazione, seppure in maniera precaria e languente: re Pelleor guarir\u00e0 solo nel momento in cui Perceval porr\u00e0 la domanda. E come Perceval, il viandante di Galizia ha non gi\u00e0 il pericolo di essere rapito, ma la possibilit\u00e0 di porsi al comando della Santa Compa\u00f1a per riportarla in vita e restaurare con essa l’ordine primordiale del paradiso terrestre o dell’et\u00e0 dell’oro.<\/p>\n

Disgraziatamente per i nostri fratelli fantasmi che ci aspettano, questo non sempre \u00e8 possibile. Stupito dalle meraviglie che accadono attorno a lui, Perceval non pone la domanda; il viandante di Galizia, forse, si limita a fuggire, o si getta a terra spaventato d al terrore, e le insegne del potere gli passano sulla testa, ignorandolo. Forse perch\u00e9 dell’et\u00e0 dell’oro abbiamo tanta nostalgia sentimentale (e questo \u00e8 giusto, bello e utile), ma poi a una bella carriera nell’altro mondo preferiamo la lotta in questo.<\/p>\n

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