
Sabina Borsoi: Tina ha muerto: Tina Modotti dall’etica dell’arte alla politica della lotta
Sabina Borsoi:
Tina ha muerto: Tina Modotti dall’etica dell’arte alla politica della lotta
Estratto da Studi Interculturali n. 1 del 2015
La nuova Terra, il Messico, la nuova rosa, l’arte della fotografia: Tina Modotti arriva in Messico nell’estate del 1923 assieme al compagno e maestro Edward Weston e il figlio di quest’ultimo, Chandler, con l’intenzione di iniziare una nuova vita dopo la morte del padre Giuseppe e del marito Robo. È felice in Messico: la luce, i colori caldi, i quartieri popolari e vivi la fanno sentire a casa. Scrive «Weston en su diario el 6 de octubre de 1923» che lei «no pudo callar lo que sentía: “Esto me recuerda Italia”». Weston, fotografo statunitense, in questa terra vede, oltre all’occasione di vivere assieme a Tina e istruirla nell’arte della fotografia, la possibilità di trovare nuovi soggetti, nuova ispirazione, uno slancio al suo lavoro. Nell’ambito artistico gode già di una certa fama e pochi mesi dopo il loro arrivo, a dicembre, viene organizzata un’esposizione con le sue opere, grazie alla quale Tina ed Edward conoscono e si inseriscono nel variegato ambiente culturale messicano, composto tra gli altri dagli esponenti delle correnti muralista ed estridentista. L’apprendistato accanto al famoso fotografo dà i suoi primi frutti: il 19 luglio del 1924 per la prima volta viene pubblicata una sua foto sull’Universal Ilustrado, accompagnata dalle seguenti parole di El Caballero Punch: «La artista italiana Modotti hizo imágenes cubistas de un rincón del campanario, descubriendo, en la ranura de un muro misterioso, el sexo del edificio»

