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Pier Francesco Zarcone: Ultime notizie, di tempo fa, dalla Siria

Ultime norizie, di tempo fa, dalla Siria
Pier Francesco Zarcone

A mano a mano che i giorni passano arrivano frammenti di notizie che diradano qualcosa dell’oscurità che ancora avvolge la caduta repentina di Bashar al-Assad e del suo regime. Varie cause cominciano ad emergere, come una malamente affrontata crisi negli approvvigionamenti alimentari ed energetici – da tener presente che il pluriannuale conflitto interno non resultava vinto ma congelato, ed esisteva l’occupazione straniera nei territori che prima della guerra fornivano prodotti agricoli e petroliferi – mancata riorganizzazione delle Forze Armate e grandi ritardi nei pagamenti degli stipendi ai militari, nonché altri fattori.

Adesso sulle macerie siriane risalta la mancanza di lealtà di al-Assad verso chi l’aveva aiutato nel momento del bisogno, praticamente salvandolo dalla marea jihadista prossima ad entrare a Damasco. Nella storia politica mondiale non sono mai mancati doppiogiochisti e triplogiochisti; esempio vivente di grande capacità autoreferenziale nel tenere i piedi in due staffe è il Presidente turco Erdoğan. Tuttavia quest’atteggiamento (che è inutile riprovare moralmente; Machiavelli insegna) richiede capacità tecniche, e magari un po’ di vocazione. Altrimenti ci si rovina invece di perseguire propri interessi, e ad avvantaggiarsene è il nemico.

Nel caso della Siria il malaccorto e incapace giocatore è stato proprio al-Assad, l’ex oculista londinese salito alla Presidenza – in una delle Repubbliche dinastiche del nostro tempo – sol perché era morto prematuramente il fratello, che il padre (Hafiz al-Assad) stava preparando per la successione. Quindi papà non aveva scelto Bashar.

Un vero siciliano è cosciente della pericolosità del fare un grande favore a un essere umano, il quale “per riconoscenza” diventerà un nemico mortale. E straordinariamente ingrato era divenuto al-Assad, verso Russia e Iran, ed aveva effettuato – quale ringraziamento per averlo salvato – un vero e proprio cambio di “alleanze” orientandosi verso gli Emirati Arabi del Golfo Persico. Il fatto di non aver pensato alla loro inesistenza militare nell’eventualità di un rigurgito aggressivo del nemico jihadista, porta concludere che egli è stato peggio di un ingrato: è stato un cretino. E vediamo cosa è successo.

Nel 2023 a sorpresa il Ministro degli Esteri degli Emirati giunse a Damasco per normalizzare i rapporti tra la Siria, gli Emirati e l’Arabia Saudita. Il secondo atto della tragi-commedia è consistito nell’adozione di misure ostili da parte di al-Assad contro il cosiddetto Asse della Resistenza, vale a dire l’Hezbollah libanese e l’Iran. Il carattere ostile di queste misure è di tutta evidenza: chiusura delle scuole iraniane (seminari religiosi inclusi) e divieto affittare immobili a Iraniani; limitazione degli ingressi in Siria per gli Iraniani, non più di 200 a settimana; limitazione delle attività iraniane, anche se umanitarie e culturali); ordine di espellere tutti i militanti di Hezbollah e di impedirne l’ingresso in Siria armati; divieto di operazioni di spionaggio dalla Siria sul Golan occupato dai  sionisti; rigorose ispezioni per gli ex alleati ai posti di blocco militari ed ordine di espulsione per le formazioni irachene.

È ovvio che al-Assad debba aver ricevuto fantasmagoriche promesse dagli Arabi del Golfo, solo che si trattava di “pentole del diavolo”, cioè senza coperchi.

Il governo iraniano cercò di far ragionare al-Assad, e di avvertirlo – più di sei mesi prima – che si stavano preparando iniziative per rovesciarlo da parte del triangolo USA/jihadisti/Israele, ma senza esiti ed a volte senza risposte. Praticamente al-Assad si è costruito una corda e ci si è impiccato politicamente. Gli è andata bene che la Russia gli abbia salvato la vita immeritatamente, e comunque andranno le cose in Siria ci si può azzardare a dire che non vi tornerà più.