Pier Francesco Zarcone Ortodossia
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Pier Francesco Zarcone: Cosa sta succedendo nell’Ortodossia

Pier Francesco Zarcone:
Cosa sta succedendo nell’Ortodossia

I recenti e dolorosi avvenimenti alla Lavra delle Grotte di Kiev – su cui tacciono tanto Costantinopoli quanto il Vaticano, sono incomprensibili sulla sola base di quanto scritto e detto dai media. Qui si cerca di fare un minimo di chiarezza.

Scrivere questa breve nota ha richiesto un certo sforzo di sintesi, trattandosi di questioni canoniche un po’ complicate e non semplici da presentare a chi ne sia del tutto estraneo; altresì implicando l’impegno a mantenersi il più possibile oggettivi, poiché l’autore appartiene alla giurisdizione ecclesiale del Patriarcato di Serbia, legato a quello di Mosca. Questo vuol dire stare dall’altra parte della barricata.

Cercando di rimanere sui fatti principali, e trascurando il resto – per non farci odiare – cominciamo con due eventi, del 1992 e del 1997: il primo, la decisione del Patriarcato di Mosca di deporre il primate della Chiesa Ortodossa d’Ucraina-Patriarcato di Kiev, Filaret (n. 1929), al secolo Mychajlo Antonovyč Denysenko, e il secondo di scomunicarlo per aver dato vita nel 1992 a una Chiesa scismatica a seguito del rifiuto di Mosca a riconoscere l’autocefalia ucraina. La Chiesa Ortodossa Ucraina rientrava infatti nella giurisdizione del Patriarcato moscovita.

Nel 1992 il Patriarcato di Costantinopoli (che nell’Ortodossia gode del mero primato d’onore) accettò senza problemi la decisione di Mosca, riconoscendo (lettera del Patriarca costantinopolitano a quello di Mosca in data 26 agosto 1992) la “competenza esclusiva della vostra santissima Chiesa russa su questo tema”. Anche la scomunica del 1997 fu accettata da Costantinopoli. Con tutto ciò Filaret continuò imperterrito a ordinare e consacrare.

Qui va chiarita una diversità sostanziale tra Chiesa romano-cattolica e ortodossa: in quest’ultima ogni funzione ecclesiale, spettante a un prete o ad un vescovo, appartiene alla Chiesa e non alla persona. Detto più chiaramente, non vale il concetto sacerdos eris in aeternum e suoi derivati. Chi viene messo fuori dalla Chiesa diventa un semplice laico, quand’anche sia stato Patriarca.

Quindi tutte le ordinazioni e le consacrazioni fatte da Filaret sono canonicamente nulle, e lo stesso dicasi per gli atti sacramentali compiuti dalla persone da lui ordinate e consacrate. Si tratta di nullità e non di mera invalidità o illiceità.

La storia del recente Stato dell’Ucraina (inesistente fino al 1991) ebbe una svolta radicale tra il 2013 e il 2014 con la “rivoluzione colorata” di piazza Maidan organizzata dagli Stati Uniti. Col passaggio di quel paese alla componente più radicale del fronte antirusso lo Stato ucraino doveva per forza disporre di una docile Chiesa ortodossa statale che non fosse quella dipendente da Mosca. Di Chiese ortodosse con tali requisiti ce ne erano addirittura due, entrambe scismatiche e prive di riconoscimenti canonici nel mondo ortodosso: la Chiesa Ortodossa Ucraina-Patriarcato di Kiev di Filaret e l’autodenominata Chiesa Ortodossa Autocefala d’Ucraina del metropolita Makarii, al secolo Mykola Ivanovych Maletych (n. 1944).

Nel 2018 il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo (n. 1940), al secolo Dhimítrios Arkhondónis, mutò idea e capovolse la posizione precedentemente assunta sulla questione ucraina. Dopo pochissimo tempo, media non rientranti nel c.d. mainstream diffusero la notizia del versamento da parte della CIA a Bartolomeo di una tangente di 25.000.000 di dollari affinché provocasse un certo scombussolamento nell’ecclesialità ucraina a danno di Mosca .

Per farla breve, le due Chiese scismatiche sono state accorpate da Bartolomeo nella Chiesa Ortodossa d’Ucraina, a cui ha concesso l’autocefalia, con la conseguenza che il Patriarcato di Mosca ha rotto la comunione con quello costantinopolitano e poi con le Chiese di Alessandria d’Egitto, Grecia, Cipro, schieratesi con Bartolomeo. Un grande scisma nell’Ortodossia, considerato che Mosca – tra territori storici, diaspora e missioni – comprende nella sua giurisdizione più della metà degli Ortodossi nel mondo, a cui si aggiungono i fedeli delle Chiese che non appoggiano Costantinopoli.

Ai fini predetti Bartolomeo aveva preventivamene revocato la lettera patriarcale del 1686 in base a cui Mosca poteva ordinare il Metropolita di Kiev. La sostanza di questo passo era: Kiev rientrava nella giurisdizione moscovita per concessione del Patriarcato costantinopolitano, concessione non perpetua ma temporanea, quand’anche durata alcuni secoli. Profilo giuridico che non stava scritto da nessuna parte, tranne che nell’ideologia di Bartolomeo che si considera, sempre più palesemente, il “papa” dell’Ortodossia.
Filaret venne di conseguenza “riabilitato”, cioè riammesso nella Chiesa come se non fosse mai stato oggetto di scomunica (moscovita). Ma presto Filaret ebbe a che dire tanto col presidente ucraino Poroshenko (n. 1965) quanto col nuovo primate della Chiesa Ortodossa d’Ucraina, Epifanij I (n. 1979), al secolo Serhij Petrovyč Dumenko.

Seguire le diatribe fra Filaret e gli altri esula dal nostro tema, per cui diciamo solo che la Chiesa Ortodossa Ucraina del Metropolita Onufrij (n. 1944), al secolo Orest Volodymyrovyč Berezovs’kyj, è rimasta a sé stante: non ha aderito alla nuova Chiesa scismatica ed a maggio del 1922 si è proclamata indipendente dal Patriarcato di Mosca. Ma questo evidentemente non basta né all’attuale governo ucraino né al c.d. primate Dumenko: infatti la Lavra delle Grotte di Kiev è della Chiesa di Onufrij.

Definire Dumenko c.d. primate nasce dal fatto che sulla canonicità della sua ordinazione, o meglio ancora sull’esistenza sacramentale di essa, autorevoli esponenti della Chiesa – non eterodiretti da Bartolomeo, come per es. il primate della Chiesa Ortodossa di Polonia – nutrono considerevoli dubbi: Dumenko sarebbe un semplice laico, giacché ordinato da Filaret in costanza di scomunica, e quindi del tutto privo di poteri sacramentali

I nodi fondamentali di questo pasticcio verranno sciolti o da un improbabile sinodo panortodosso o alla fine della guerra in corso o alla morte di Bartolomeo (età 83 anni). Ma se nel frattempo costui dovesse realizzare nel 2025 il disegno – da molti paventato – di costituire in Ucraina, d’intesa con Francesco Bergoglio, un nuovo uniatismo accorpando la chiesa di Dumenko con quella greco-cattolica della parte occidentale del paese, allora tutto peggiorerà e lo scisma interortodosso durerà chissà per quanto tempo ancora.