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Manifesto programma del Partito Futurista

Manifesto-programma
del Partito politico futurista
settembre 1918

1. Il partito politico futurista che noi fondiamo vuole una Italia libera, forte, non piú sottomessa al suo grande passato, al forestiero troppo amato e ai preti troppo tollerati: una Italia fuori tutela, assolutamente padrona di tutte le sue energie e tesa verso il suo grande avvenire.

2. L’Italia, unico sovrano. Nazionalismo rivoluzionario per la libertà, il benessere, il miglioramento fisico e intellettuale, la forza, il progresso, la grandezza e l’orgoglio di tutto il popolo italiano.

3. Educazione patriottica del proletariato. Lotta contro l’analfabetismo, viabilità, costruzione di nuove strade e ferrovie. Scuole laiche elementari obbligatorie con sanzioni penali. Abolizione di molte Università inutili e dell’insegnamento classico. Insegnamento tecnico obbligatorio nelle officine. Ginnastica obbligatoria, con sanzioni penali. Educazione all’aria aperta, sportiva e militare. Scuole di coraggio e di italianità.

4. Trasformazione del Parlamento mediante un’equa partecipazione di industriali, di agricoltori, di ingegneri e di commercianti al Governo del Paese. Il limite minimo di età per la deputazione sarà ridotto a 22 anni. Un minimo di deputati avvocati (sempre opportunisti) e un minimo di deputati professori (sempre retrogradi). Un parlamento sgombro di rammolliti e di canaglie. Abolizione del Senato.

Se questo parlamento razionale e pratico non dà buoni risultati, lo aboliremo per giungere ad un Governo tecnico senza parlamento, un Governo composto di 20 tecnici eletti mediante suffragio universale.

Rimpiazzeremo il Senato con una Assemblea di controllo composta di 20 giovani non ancora trentenni, eletti mediante suffragio universale. Invece di un Parlamento di oratori incompetenti e di dotti invalidi, moderato da un Senato di moribondi, avremo un Governo di 20 tecnici eccitato da una assemblea di giovani non ancora trentenni.

Partecipazione eguale di tutti i cittadini italiani al Governo. Suffragio universale eguale e diretto a tutti i cittadini uomini e donne. Scrutinio di lista a larga base. Rappresentanza proporzionale.

5. Sostituire all’attuale anticlericalismo retorico e quietista un anticlericalismo d’azione, violento e reciso per sgombrare l’Italia e Roma dal suo medioevo teocratico che potrà scegliere una terra adatta dove morire lentamente.

Il nostro anticlericalismo intransigentissimo e integrale, costituisce la base del nostro programma politico, non ammette mezzi termini né transazioni, esige nettamente l’espulsione.

Il nostro anticlericalismo vuole liberare l’Italia dalle chiese, dai preti, dai frati, dalle monache, dalle madonne, dai ceri e dalle campane.

[Censura]

Unica religione, l’Italia di domani. Per lei noi ci battiamo e forse moriremo senza curarci delle forme di governo destinate necessariamente a seguire il medioevo teocratico e religioso nella sua fatale caduta.

6. Abolizione dell’autorizzazione maritale. Divorzio facile. Svalutazione graduale del matrimonio per l’avvento graduale del libero amore e del figlio di Stato.

7. Mantenere l’esercito e la marina in efficienza fino allo smembramento dell’impero austro-ungarico. Poi, diminuire gli effettivi al minimo, preparando invece numerosissimi quadri di ufficiali con rapide istruzioni. Esempio: duecentomila uomini con sessantamila ufficiali, la cui istruzione può essere suddivisa in quattro corsi trimestrali ogni anno. Educazione militare e sportiva nelle scuole. Preparazione di una completa mobilitazione industriale (armi e munizioni) da realizzarsi in caso di guerra contemporaneamente alla mobilitazione militare.

Tutti pronti, con la minore spesa, per una eventuale guerra o una eventuale rivoluzione.

Bisogna portare la nostra guerra alla sua vittoria totale, cioè allo smembramento dell’impero austro-ungarico, e alla sicurezza dei nostri naturali confini di terra e di mare, senza di che non potremmo avere le mani libere per sgombrare, pulire rinnovare e ingigantire l’Italia.

Abolire il patriottismo commemorativo, la monumentomania e ogni ingerenza passatista dello Stato nell’arte.

8. Preparazione della futura socializzazione delle terre con un vasto demanio mediante le proprietà delle Opere Pie, degli Enti Pubblici e con la espropriazione di tutte le terre incolte e mal coltivate. Energica tassazione dei beni ereditari e limitazioni di gradi successori.

Sistema tributario fondato sulla imposta diretta e progressiva con accertamento integrale. Libertà di sciopero, di riunione, di organizzazione, di stampa. Trasformazione ed epurazione della Polizia. Abolizione dell’intervento dell’esercito per ristabilire l’ordine.

Giustizia gratuita e giudice elettivo. I minimi salari elevati in rapporto alle necessità della esistenza. Massimo legale di 8 ore di lavoro. Parificazione ad eguale lavoro delle mercedi femminili con le mercedi maschili. Leggi eque nel contratto di lavoro individuale e collettivo. Trasformazione della beneficenza in assistenza e previdenza sociale. Pensioni operaie.

Sequestro dei due terzi di tutte le sostanze guadagnate con forniture di guerra.

9. Costituzione di un patrimonio agrario dei combattenti. Occorre acquistare una determinata quantità della proprietà terriera d’Italia, pagandola a prezzi da fissarsi con criterii speciali, e darla, con le debite cautele e riserve, ai combattenti, o, in caso di loro soccombenza, alle famiglie superstiti.

Al pagamento delle terre cosí acquistate deve provvedere la Nazione intera, senza distinzione di classe, ma con distinzione progressiva di posizione finanziaria, con elargizioni volontarie e con imposte.

Il pagamento delle terre occorrenti potrebbe estinguersi entro cinquant’anni dallo spossessamento, in modo che il contributo della Nazione, sotto forma di elargizioni o di imposta, sarebbe minimo. Rientrino, se ve ne sono, nel patrimonio agrario dei combattenti, le terre espropriate per debito d’imposta.

Tutti i lavoratori manuali che avranno prestato servizio militare nella zona delle operazioni dovranno essere inscritti per cura dello Stato nella “Cassa Nazionale di previdenza per la invalidità e la vecchiaia degli operai” a fare tutta la durata della guerra. L’iscrizione dei militari combattenti alla “Cassa Nazionale” avverrà d’ufficio e sarà posta a carico dello Stato per tutto il periodo corrispondente al servizio militare, produrrà un onere continuativo a carico degli interessati per tutto il resto della loro vita.

L’assegno congiunto alla concessione di medaglie al valor militare sarà triplicato. – Il limite di età stabilito nei corsi sarà prolungato per i reduci della zona delle operazioni di un tempo equivalente alla durata della guerra. – Ai reduci della zona delle operazioni, quando ottengono un pubblico impiego, saranno computati il servizio militare e le campagne agli effetti dell’anzianità e della pensione, provvedendo lo Stato, quando ne sia il caso, ai versamenti alla Cassa Pensioni per il tempo passato dal militare sotto le armi. Per dieci anni dopo la guerra le amministrazioni dovranno alternare concorsi liberi, con concorsi esclusivamente riservati ai reduci della zona delle operazioni ed ai mutilati di guerra fisicamente suscettibili del servizio richiesto.

10. Industrializzazione e modernizzazione delle città morte che vivono tutt’ora del loro passato. Svalutazione della pericolosa e aleatoria industria del forestiero.

Sviluppo della marina mercantile e della navigazione fluviale. Canalizzazione delle acque e bonifiche delle terre malariche. Mettere in valore tutte le forze e le ricchezze del paese. Frenare l’emigrazione. Nazionalizzare, utilizzare tutte le acque e tutte le miniere. Concederne lo sfruttamento a enti pubblici locali. Agevolazioni all’industria e all’agricoltura cooperative. Difesa dei consumatori.

11. Riforma radicale della Burocrazia, divenuta oggi fine a se stessa e Stato nello Stato. Sviluppare per questo le autonomie regionali e comunali. Decentramento regionale delle attribuzioni amministrative e relativi controlli. Per fare di ogni amministratore uno strumento agile e pratico, diminuire di due terzi gl’impiegati, raddoppiando gli stipendi dei Capi-servizio e rendendo difficili ma non teorici i concorsi. Dare ai Capi-servizio la responsabilità diretta e il conseguente obbligo di alleggerire e semplificare tutto. Abolire l’immonda anzianità, in tutte le amministrazioni, nella carriera diplomatica e in tutti i rami della vita nazionale. Premiazione diretta dell’ingegno pratico e semplificatore degli impieghi. Svalutazione dei diplomi accademici e incoraggiamento con premi della iniziativa commerciale e industriale. Principio elettivo nelle cariche maggiori. Organizzazione semplificata a tipo industriale nei rami esecutivi.

Il partito politico futurista che noi fondiamo e che organizzeremo dopo la guerra, sarà nettamente distinto dal movimento artistico futurista. Questo continuerà nella sua opera di svecchiamento e rafforzamento del genio creatore italiano. Il movimento artistico futurista, avanguardia della sensibilità artistica italiana, è necessariamente sempre in anticipo sulla lenta sensibilità dei popolo. Rimane perciò una avanguardia spesso incompresa e spesso osteggiata dalla maggioranza che non può intendere le sue scoperte stupefacenti, la brutalità delle sue espressioni polemiche e gli slanci temerari delle sue intuizioni.

Il partito politico futurista invece intuisce i bisogni presenti e interpreta esattamente la coscienza di tutta la razza nel suo igienico slancio rivoluzionario. Potranno aderire al partito politico futurista tutti gli italiani, uomini e donne d’ogni classe e d’ogni età, anche se negati a qualsiasi concetto artistico e letterario.

Questo programma politico segna la nascita del partito politico futurista invocato da tutti gli italiani, che si battono oggi per una piú giovane Italia, liberata dal peso del passato e dallo straniero.

Sosterremo questo programma politico con la violenza e il coraggio futurista che hanno caratterizzato sin qui il nostro movimento nei teatri e nelle piazze. Tutti sanno in Italia e all’estero ciò che noi intendiamo per violenza e coraggio.

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