L’uomo non pensa per passatempo, ma perché il vivere stesso lo spinge a pensare, lo obbliga a riflettere sulla sua esperienza, per sapere a cosa attenersi, quale condotta adottare nelle diverse circostanze. Questa esigenza di riflessione è costitutiva del vivere, si radica nella realtà stessa del vivere: un vivere, inteso come “realtà radicale”, che non è una “cosa”, non è un’entità “data”, ma è un “da-farsi”, un’attuazione, un evento, un dramma. In ogni istante l’individuo ha il problema di sapere cosa fare nell’istante successivo.
Le situazioni concrete della vita richiedono che si agisca, si faccia una cosa qualunque, e questa richiesta è inerente alla vita stessa nella sua concreta realtà. Nella circostanza in cui si trova, ogni uomo è libero, obbligatoriamente libero, di decidere cosa farà; ma per decidere questo, è anche obbligato a giustificare a se stesso la sua decisione: la realtà ci obbliga a un fare; siamo obbligati a scegliere questo fare, che non è predeterminato come il comportamento istintivo dell’animale; nel deciderlo, siamo obbligati a darci le ragioni della nostra decisione; nel cercare i motivi della decisione, è come se la vita ci spingesse da dietro a cercare un progetto di comportamento, in una riproposizione dell’antica massima: divieni ciò che sei.
Questa è la radicalità della vita umana: da un lato è un puro mistero; ma dall’altro spinge essa stessa a penetrarvi, formulando possibili spiegazioni del mistero, senza le quali non si potrebbe vivere. Il contatto con la realtà previa alle teorie che ne abbiamo è proprio il vivere quotidiano, è la verginità di ogni io nel suo personale rapporto col mistero della vita. Ortega y Gasset assume come principio del pensare e, al tempo stesso, del vivere, la vita umana come tale. «Il conoscere appare come il fare essenziale a causa della sua radice vivente, e con la doppia valenza di servire e di chiarire la vita umana. Ma ciò che ci aspettiamo dalla conoscenza è che ci conduca alla verità» (Paulino Garagorri)

Gianni Ferracuti: José Ortega y Gasset: la libertà inevitabile e l’assente presenza del divino

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Dettagliata esposizione del pensiero di José Ortega y Gasset nella prospettiva della metafisica della vita umana, della storia e della filosofia della cultura.A partire dall’intuizione di un nuovo realismo, capace di superare i limiti della fenomenologia, Ortega indaga la vita umana facendone il punto di partenza al tempo stesso reale e teorico della conoscenza; ne analizza i diversi aspetti, dall’esistenza personale alla dimensione storica a quella comunitaria, fino a metterne a nudo le radici ultime, che affondano in una dimensione “extra-naturale” e tuttavia perfettamente reale.Pensatore di enorme profondità, Ortega ha anticipato nel primi decenni del Novecento i principali temi della filosofia del XX secolo: non solo il pensiero post-fenomenologico o l’analitica esistenziale sviluppata da Heidegger, ma anche la critica alla modernità ottocentesca, senza però cadere nell’ambigua nozione di post-modernità (Lyotard) o nell’equivoco “pensiero debole”. Al contrario, la demolizione critica della modernità borghese ha in Ortega, come controparte, un pensiero originale, forte, capace di dare una solida base alla riflessione e fornire sicuri orientamenti per la vita quotidiana.

Mediterránea – Centro di Studi Interculturali

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