Buone letture,  Interculturalità

Don Chisciotte e l’islam

Commenta «Cide Hamete Benengeli, autore arabo e mancego, in questa gravissima, altisonante, minima, dolce e immaginifica storia» [Cervantes, Don Chisciotte, I, 22] un certo episodio accaduto a don Chisciotte dicendo che «se egli fosse stato tanto indovino quanto cattolico cristiano, lo avrebbe preso come un cattivo segno e avrebbe evitato di chiudersi in un luogo simile» [DQ, II, 22]. Don Chisciotte è un pessimo indovino (agorero) e dunque è un buon cristiano. Così si dice.

Invece non è vero. Don Chisciotte è un eccellente indovino: «Capitolo LXXIII, Dei segni che ebbe don Chisciotte entrando nel suo villaggio, con altri fatti che adornano e accreditano questa grande storia».

All’ingresso del villaggio, come dice Cide Hamete, don Chisciotte vede due ragazzi che stanno litigando, e uno pronuncia la frase: «Non la vedrai per tutti i giorni della tua vita». È un segno, dice don Chisciotte a Sancio: «Non vedi che applicando quella parola alla mia intenzione significa che non vedrò più Dulcinea?». E subito una lepre, che fugge i cani da caccia impaurita, si lascia prendere da Sancio. Don Chisciotte commenta: «Malum signum! Malum signum! Lepre fugge, cani la seguono, Dulcinea non appare!» [DQ, II, 73]. Così in effetti avverrà: don Chisciotte non vedrà Dulcinea per il resto della sua vita. Don Chisciotte è un eccellente indovino. E siccome Cide Hamete è uno storico puntiglioso e sapiente, e sa quel che dice, anche se il Narratore non può fargli dire tutto, dobbiamo dedurre che don Chisciotte non è un buon cristiano.

È ovvio: don Chisciotte… è morisco.

(Tratto da: G. Ferracuti, Don Chisciotte e l’islam, Mediterránea, Centro di Studi Interculturali, Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste 2016)

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